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ARTICOLO DELLA SEZIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI DEL CC DEL KKE

La formazione, l'azione e la dissoluzione dell'Internazionale Comunista alla luce dei compiti attuali del movimento comunista internazionale

Il 18 dicembre 2020 il giornale Pravda del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) ha pubblicato un articolo del giornalista e filosofo russo Viktor Trouskov sulla formazione e sull'azione dell'Internazionale Comunista, intitolato «Sopravvalutammo le nostre forze quando creammo l'Internazionale?».

L'autore, basandosi sul diario personale del dirigente comunista Georgi Dimitrov, attribuisce questa frase a Josif Stalin, e si limita a porla come domanda.

L'articolo propone una breve sintesi delle risoluzioni più importanti dell'Internazionale Comunista. Tra l'altro, viene elogiato l'orientamento favorevole alla creazione di fronti popolari, e si compie uno sforzo di giustificare la decisione di auto-scioglimento dell'Internazionale Comunista. Tale giustificazione si fonda principalmente sull'argomentazione secondo cui «il movimento comunista internazionale non può essere diretto da un unico centro». Parallelamente, si valuta positivamente la creazione del Cominform per lo scambio di informazioni tra i partiti comunisti, e si afferma che né le Conferenze Internazionali dei Partiti Comunisti tenute durante gli anni Ottanta su iniziativa del PCUS, né gli Incontri dei Partiti Comunisti e Operai avviati a scadenza annuale su iniziativa del KKE sono stati in grado di colmare il vuoto da esso lasciato in termini di scambio di informazioni.

In primo luogo, è opportuno valutare positivamente il tentativo di affrontare questioni importanti della storia del movimento comunista internazionale e di trarre delle conclusioni per la lotta attuale. Al tempo stesso, va sottolineato che, sulla base dello studio delle vicende concrete dell'IC, il nostro partito è giunto ad alcune conclusioni diverse da quelle tratte dall'autore dell'articolo.

Il legame del percorso storico del KKE con l'IC

I nostri compagni degli altri Paesi devono sapere che il KKE fu fondato come Partito Socialista Operaio di Grecia (SEKE) nel contesto elettrizzante della Rivoluzione d'Ottobre, e che nel suo congresso fondativo del 17-23 novembre 1918 questo partito «si identifica come sezione dell'Internazionale, in unione e in associazione con i partiti di tutti i Paesi che lottano per il rovesciamento del capitalismo internazionale e il trionfo del socialismo internazionale». Nel I Congresso Nazionale del SEKE (31 maggio-5 giugno 1919) fu abbandonata la linea opportunista della II Internazionale e si diede istruzioni al Comitato Centrale di avviare i preparativi per l'adesione del partito all'Internazionale Comunista. I primi delle migliaia di martiri del nostro Partito a dare la vita per la causa del potere operaio furono Dimosthenis Ligdopoulos e Orion Alexakis, che furono assassinati durante il loro viaggio di ritorno in Grecia da Mosca, dove avevano partecipato al II Congresso dell'Internazionale Comunista. Il III Congresso Straordinario del SEKE (26 novembre-3 dicembre 1924) stabilì di accettare espressamente le Risoluzioni dell'Internazionale Comunista e della Federazione Comunista Balcanica e di modificare il nome del partito in Partito Comunista di Grecia (Sezione greca dell'Internazionale Comunista). Il partito aderì all'Internazionale sino alla dissoluzione di quest'ultima nel 1943.

Le risoluzioni dell'Internazionale Comunista ebbero un effetto decisivo sul percorso di azione del nostro partito. Così, nel valutare la propria azione come KKE, il nostro partito ha esaminato oggettivamente anche l'azione dell'Internazionale Comunista. Il nostro partito, studiando la propria storia, ha dato vita a un ricco dibattito interno, culminato nella Conferenza Panellenica sulla Storia del 2018, in cui è stato approvato il suo Saggio Storico in quattro volumi. Il Saggio Storico esamina il periodo compreso tra la fondazione del partito nel 1918 al 1949, anno che segnò la fine dell'eroica epopea dell'Esercito Democratico Greco - una lotta che scosse le fondamenta del potere borghese in Grecia, senza tuttavia riuscire a rovesciarlo.

Sfortunatamente, il Saggio Storico non è ancora stato tradotto in altre lingue; tuttavia, i giudizi essenziali del Saggio riguardo alle questioni dell'Internazionale Comunista sono illustrate nella «Dichiarazione del Comitato Centrale del KKE nel centenario della fondazione dell'Internazionale Comunista» del febbraio 2019, che è stato tradotta in diverse lingue. Prendendo spunto dall'articolo della Pravda desideriamo rammentare ed esaminare alcuni dei compiti dei partiti comunisti e operai a livello internazionale.

Il contributo dell'IC e lo studio critico del suo percorso

Innanzitutto, è opportuno sottolineare che riguardo all'Internazionale Comunista, il KKE riconosce il suo contributo al movimento operaio e comunista internazionale, rilevando nel contempo la necessità di trarre conclusioni dall'esperienza accumulata nella sua azione. L'IC, frutto della vittoria della Rivoluzione Socialista d'Ottobre in Russia (1917), costituì una risposta alla necessità di coordinamento e di unità del movimento operaio rivoluzionario internazionale. L'IC diede un contributo importante al sostegno e al rafforzamento dei partiti comunisti a livello mondiale, e diede prova di solidarietà internazionalista e disinteressata ai popoli oppressi e in lotta, come nel caso della creazione delle «Brigate Internazionali» schierate al fianco dell'Esercito Repubblicano spagnolo (1936-1938). Tra gli aspetti dell'azione dell'Internazionale Comunista spiccano il sostegno a più livelli da essa fornito ai combattenti perseguitati in tutto il mondo, la sua attività editoriale ed educativa, l'organizzazione di scuole quadri per la formazione nella teoria rivoluzionaria del marxismo-leninismo e la creazione di reti per la condivisione di informazioni politiche, che comprendevano anche giornalisti.

I problemi e le contraddizioni presenti nella strategia dell'IC, che influirono negativamente su tutti i partiti comunisti membri, non sminuiscono il contributo da essa dato al movimento comunista internazionale. L'eredità dell'IC e lo studio della sua esperienza sono oggi preziosi per la ricomposizione del movimento comunista internazionale e per l'elaborazione di una strategia rivoluzionaria unica contro il potere capitalista.

Al tempo stesso, il KKE valuta criticamente una serie di risoluzioni dell'IC, quali «l'atteggiamento contraddittorio e oscillante nei riguardi della socialdemocrazia, [che] indeboliva progressivamente il fronte a essa contrapposto, sebbene la socialdemocrazia si fosse chiaramente costituita come forza politica controrivoluzionaria del potere borghese. Ciò si tradusse in un rafforzamento delle posizioni opportuniste di destra tra le file dei partiti dell'Internazionale Comunista».

Il nostro partito è critico verso il programma dell'IC (VI Congresso) che distingueva tre tipologie di base di rivoluzioni nella lotta per la dittatura mondiale del proletariato, in funzione della posizione di ciascun Paese capitalista nell'ambito del sistema imperialista internazionale. Rileva infatti che in tal modo furono sottovalutati il carattere internazionale dell'epoca del capitalismo monopolista e l'inasprimento della contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro. In ultima analisi, il carattere della rivoluzione in ciascun Paese è determinato oggettivamente dalla contraddizione fondamentale che essa è chiamata a risolvere, indipendentemente dai mutamenti di posizione di ciascun Paese all'interno del sistema capitalista internazionale. È dall'inasprimento della contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro in ogni Paese capitalista, nell'epoca del capitalismo monopolista, che derivano il carattere socialista della rivoluzione e i suoi compiti.

Furono così sottovalutati il carattere dell'epoca - quello di epoca di transizione dal capitalismo al socialismo - e la capacità potenziale dei rapporti di produzione socialisti di dare un forte impulso alle forze produttive, liberandone lo sviluppo - come dimostrò l'esperienza dell'Unione Sovietica.

L'imperialismo fu identificato erroneamente con una forma di politica estera violenta che caratterizzava alcuni Paesi - i più forti - sebbene il sistema imperialista comprendesse decine di Paesi (il capitalismo monopolista si era creato anche in Cina e in Brasile). Al tempo stesso, la caratterizzazione di questi ultimi come Paesi dipendenti non teneva conto degli interessi che legavano la borghesia straniera a quella locale.

Un altro problema fondamentale fu l'inserimento nel processo rivoluzionario di potenti forze sociali e politiche borghesi che si trovavano già al potere - per esempio in Turchia - così come le classi borghesi di Marocco, Siria eccetera.

Il KKE valuta criticamente le risoluzioni del VII Congresso dell'IC in relazione alla modifica della definizione di fascismo, alla formazione dei Fronti Popolari come forma di cooperazione politica tra i partiti comunisti, i partiti socialdemocratici e altre formazioni borghesi e correnti opportuniste, che parteciparono o appoggiarono governi che non mettevano in discussione il potere capitalista. Il nostro partito sottolinea che queste direttive creavano «false speranze, uno spirito di riconciliazione, confusione e debolezza nel fronte ideologico-politico contro la socialdemocrazia e l'opportunismo».

Valutiamo negativamente il fatto che «dopo l'invasione dell'URSS da parte della Germania fascista, l'Internazionale Comunista modificò la sua posizione riguardo alla natura della guerra, che definì come guerra antifascista, affermando che "l'attacco fondamentale si indirizza ora contro il fascismo..." e che "nella fase attuale non invochiamo il rovesciamento del capitalismo nei vari Paesi, né una rivoluzione globale (…) da questa lotta non dobbiamo escludere i settori della piccola borghesia, degli intellettuali e della classe contadina che appoggiano apertamente il movimento di liberazione nazionale. Al contrario, dobbiamo conquistarne l'alleanza, e noi comunisti dobbiamo essere parte di questo movimento, costituendone il nucleo dirigente"».

Queste posizioni sottovalutavano il fatto che il carattere della guerra è determinato dalla classe che la scatena e dalla causa per cui la combatte, a prescindere dal fatto che si tratti inizialmente o in un dato momento di una guerra difensiva o offensiva. La lotta contro il fascismo e per la liberazione dall'occupazione straniera, per i diritti e per le libertà democratiche, fu così separata dalla lotta contro il capitale.

Sulle contraddizioni presenti nella linea dell'IC riguardo al carattere della seconda guerra mondiale influirono inoltre le ambizioni dell'URSS in termini di politica estera e il tentativo di difenderla da una guerra imperialista. Nondimeno, in nessun caso le necessità di politica estera di uno Stato socialista possono prevalere sulla necessità di una strategia rivoluzionaria per ciascun Paese capitalista. In ultima analisi, ciò che garantisce definitivamente la sicurezza di uno Stato socialista è il trionfo mondiale del socialismo, o il suo prevalere in un forte gruppo di Paesi - e quindi la lotta per la rivoluzione in ciascun Paese.

Sull'auto-scioglimento dell'IC

Il nostro partito ritiene che «La decisione di auto-scioglimento dell'IC era in totale contraddizione con i principi che avevano fatto da base alla sua fondazione. Era in contraddizione con lo spirito e con la lettera del Manifesto del Partito Comunista, con il principio dell'internazionalismo proletario, e con la necessità - in ogni circostanza - di una strategia rivoluzionaria unica per i partiti comunisti contro l'imperialismo internazionale».

Il Saggio Storico del KKE cita le parole del dirigente comunista e storico statunitense William Foster: «È caratteristico che questa storica decisione sia stata presa proprio nel momento decisivo della lotta per l'apertura di un secondo fronte. Questo fronte era fondamentale per riportare una vittoria rapida e decisiva, ma le forze reazionarie dell'Occidente (che prestavano fede anch'esse nelle menzogne di Goebbels sull'Internazionale Comunista) si opponevano alla sua creazione. Indubbiamente, l'impressione favorevole creata in tutto il mondo borghese dallo scioglimento dell'Internazionale Comunista contribuì in modo decisivo al venir meno di questa opposizione. Pochi mesi dopo (novembre-dicembre 1943) si tenne la celebre conferenza di Teheran, in cui venne finalmente fissata la data per l'apertura del secondo fronte».

Il Saggio osserva: «Naturalmente è necessario studiare più a fondo le cause che condussero all'auto-scioglimento dell'IC, analizzando nel contempo le esperienze complessive illustrate dal percorso dell'IC. Nondimeno, si possono fare alcune valutazioni e trarre alcune conclusioni. La decisione di sciogliere l'IC, che fu presa durante lo sviluppo e il culmine del conflitto, non contribuì a promuovere la lotta operaia e popolare contro il fascismo, in collegamento con la guerra contro ciò che lo aveva generato - cioè il capitalismo. Tale decisione era in totale contraddizione con i principi che erano stati alla base della fondazione della I Internazionale, istituita quando non esistevano ancora partiti comunisti. Era in contraddizione con lo spirito e con la lettera del Manifesto del Partito Comunista e con il principio dell'internazionalismo proletario, così come con le ragioni che avevano portato alla fondazione dell'IC stessa. Afferma Lenin:

«Alla III Internazionale spetta il compito di organizzare le forze del proletariato per l'assalto rivoluzionario, contro i governi capitalistici, per la guerra civile contro la borghesia di tutti i paesi, per il potere politico, per la vittoria del socialismo!".1

La decisione dell'IC di auto-sciogliersi indebolì le forze rivoluzionarie a breve, medio e lungo termine, e naturalmente non costituì una misura difensiva dell'URSS. Al contrario, essa contribuì all'intensificarsi delle pressioni esercitate da tutte le classi borghesi sui partiti comunisti, proprio in un periodo in cui la guerra stava scuotendo profondamente non soltanto la borghesia stessa, ma anche la proprietà capitalista, a causa delle distruzioni provocate dalle operazioni militari. Tale decisione non preparò i movimenti operai per il contrattacco in condizioni di crisi del potere borghese - nella sua incarnazione fascista o meno -, proprio in un momento in cui il prestigio dell'URSS e l'ammirazione di milioni di persone per le imprese compiute dal popolo sovietico e dall'Armata Rossa avevano raggiunto livelli elevatissimi, e l'influenza e il prestigio dei partiti comunisti erano notevolmente aumentati grazie al loro ruolo-guida nella lotta antifascista e di liberazione nazionale.

È inaccettabile l'idea che l'IC dovesse sciogliersi per sconfiggere la propaganda anticomunista di Hitler e quella degli avversari dei partiti comunisti, che li dipingevano come guidati da forze straniere.

Questa decisione sottovalutava l'intensità delle contraddizioni inter-imperialiste che avevano portato alla seconda guerra mondiale. Per esempio, gli interessi a breve e lungo termine della borghesia giapponese nel Pacifico e in Estremo Oriente, messi in discussione dagli USA, avevano costretto il Giappone ad attaccare gli USA e non l'URSS.

Questa decisione, inoltre, assolutizzava le differenze tra le condizioni in cui operavano i partiti comunisti, finendo per svilire o annullare completamente quella che era una caratteristica fondamentale e comune a tutti i partiti comunisti - e cioè che essi operavano in condizioni capitaliste, e in particolare in quelle create dal conflitto imperialista mondiale.

Dopotutto, la necessità di una centrale comunista internazionale non è determinata dalla forza e dalla maturità dei partiti comunisti, bensì dal fatto che in ogni circostanza i partiti comunisti necessitano di una strategia rivoluzionaria unitaria contro l'imperialismo internazionale. Per questo, la giustificazione secondo cui i partiti comunisti erano divenuti più forti e maturi, e che per questa ragione l'IC stava divenendo obsoleta, era priva di fondamento.

D'altro canto, la prassi che prevalse nella pratica - e cioè che il PCUS funzionasse a livello informale come centrale comunista internazionale - non era corretta, a prescindere dal prestigio che esso traeva dal suo ruolo di edificatore del socialismo in URSS dopo la prima vittoriosa Rivoluzione Socialista d'Ottobre e dal suo contributo decisivo alla distruzione del fascismo.

Nella Dichiarazione del CC del KKE in occasione del centenario dell'IC si osserva inoltre: «Altra cosa è interrogarsi sulla forma organizzativa che deve avere l'unità del movimento comunista internazionale, sul suo funzionamento - sempre, naturalmente, in funzione della formazione di una strategia rivoluzionaria unica».

Al tempo stesso, si afferma che «Dopo il secondo conflitto mondiale sorse la necessità di un'azione unitaria del movimento comunista internazionale contro la controffensiva internazionale unitaria dell'imperialismo. Tale necessità trovò espressione nella creazione dell'Ufficio Informazioni (Cominform) a Szklarska Poręba in Polonia (22-28 settembre 1947) da parte di rappresentanti di nove partiti comunisti e operai (URSS, Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Francia e Italia). Nella riunione fondativa fu stabilito che le sue funzioni sarebbero state lo scambio di informazioni e il coordinamento delle attività. In realtà, l'Ufficio Informazioni svolse un ruolo direttivo nei riguardi del movimento comunista internazionale, pur non riuscendo in alcun modo a soddisfare la necessità di creazione di una nuova Internazionale Comunista. Fu sciolto nel 1956, in seguito alla svolta opportunista di destra (dopo il XX Congresso del PCUS) e alla crisi che investì il movimento comunista internazionale.

In seguito si stabilirono nuove forme più attenuate di coordinamento delle attività del movimento comunista internazionale, attraverso le Conferenze Internazionali dei Partiti Comunisti e Operai - che tuttavia non crearono le basi per una strategia rivoluzionaria unica contro il sistema imperialista internazionale».

Sugli sforzi attuali del movimento comunista internazionale

L'articolo della Pravda equipara la necessità di una centrale comunista internazionale e di una strategia rivoluzionaria con la pratica erronea di trasformazione del PCUS in una centrale comunista internazionale informale. Giunge così alla conclusione che tutto ciò che occorre è lo scambio di informazioni tra i partiti comunisti - ciò che, secondo l'autore, il Cominform tentò di realizzare. L'articolo formula la seguente valutazione: «Purtroppo, lo scioglimento del Cominform in seguito al rapporto presentato da N. S. Chruščêv nella sessione a porte chiuse del XX Congresso del PCUS sul culto della personalità di I. V. Stalin condusse all'eliminazione degli strumenti di informazione sistematica sulle attività dei partiti marxisti-leninisti del mondo. Né le riunioni periodiche dei Partiti Comunisti e Operai - tenute a partire dalla fine degli anni Ottanta - né gli incontri annuali di Partiti Comunisti e Operai organizzate dal KKE a partire dalla fine degli anni Novanta sono stati in grado di svolgere questa funzione. E questo influisce negativamente sulla condizione del movimento comunista internazionale».

Tale valutazione solleva il seguente interrogativo: l'attuale stato di profondo arretramento del movimento comunista internazionale ha per causa fondamentale la semplice carenza di informazioni?

In primo luogo, ci preme sottolineare che agli Incontri Internazionali dei Partiti Comunisti e Operai - avviati in origine su iniziativa del KKE ma oggi organizzati sotto la responsabilità collettiva del Gruppo di Lavoro - prendono parte ogni anno oltre 120 partiti inseriti nella lista SOLIDNET. Nel corso degli anni sono stati tenuti 21 incontri annuali, in cui i partiti hanno potuto illustrare le loro posizioni. Vi è inoltre l'edizione digitale del Bollettino di Informazione, che raccoglie i materiali degli incontri dei partiti comunisti e operai. Nel 2020, a causa della pandemia, non è stato possibile tenere l'Incontro Internazionale - per questo è stata pubblicata un'edizione digitale speciale del Bollettino di Informazione, che contiene le posizioni dei partiti. Inoltre, collegato agli Incontri Internazionali, vi è anche il sito web dei partiti comunisti, SOLIDNET (http://www.solidnet.org ), che opera sotto la responsabilità del KKE e in cui i partiti comunisti possono pubblicare notizie, nonché i loro programmi, le risoluzioni dei loro Comitati Centrali e dei loro organi dirigenti e altro materiale. Negli ultimi dieci anni, questo sito ha pubblicato oltre 16.000 documenti inviati dai partiti comunisti e operai. Per esempio, nel 2020 sono stati pubblicati 3338 documenti, mentre nel 2019 i documenti pubblicati nelle lingue scelte dai partiti stessi (inglese, spagnolo, russo, arabo, portoghese eccetera) sono stati 3158.

Per di più, collegato a SOLIDNET vi è anche un sistema di reciproca informazione rapida dei partiti comunisti. Grazie a questo sistema, oltre 500 iscritti, perlopiù partiti, giornali e altri organi comunisti, nonché i loro dirigenti, ricevono quotidianamente via e-mail i materiali pubblicati su SOLIDNET da vari partiti comunisti di tutto il mondo.

Non è un caso che sia nel 2019 sia nel 2020 decine di migliaia di persone abbiano visitato SOLIDNET per trovare informazioni. Le statistiche per il 2020 segnalano che il sito di SOLIDNET è stato visitato da persone di 161 Paesi (176 nel 2019), molto più numerosi di quelli in cui operano i partiti comunisti e operai inseriti nella lista di SOLIDNET - compresi perfino Paesi in cui non esistono ancora partiti comunisti. Infine, dobbiamo rilevare che oggi, diversamente da venti o trent'anni fa, numerosi partiti dispongono di propri siti o newsletter dove chiunque può ottenere informazioni. Il KKE, per esempio, ha il suo sito di partito https://www.kke.gr/ in greco e in altre dieci lingue, e chi conosce il greco può informarsi quotidianamente grazie all'edizione digitale del giornale del partito https://www.rizospastis.gr/ e al suo portale di informazioni https://www.902.gr/, nonché leggere la sua rivista di teoria politica, la «Rivista Comunista», all'indirizzo https://www.komep.gr/.

Naturalmente si può fare molto di più sotto il profilo dell'informazione; ma l'attuale situazione negativa è realmente da ricondurre al problema dell'informazione?

A nostro avviso, è necessario andare alla radice del problema. Eccone alcuni aspetti:

Molti partiti conservano la denominazione «comunista», ma la loro formazione ideologico-politica e organizzativa non è in linea con i caratteri del comunismo, con l'ideologia del comunismo scientifico, con la strategia e il programma rivoluzionario che contraddistingue un partito rivoluzionario operaio e leninista.

Pur senza sottovalutare l'importanza del fatto che numerosi partiti si richiamino al marxismo-leninismo, differenziandosi così da quelli che hanno apertamente rifiutato la nostra ideologia, va osservato che molti di questi partiti hanno tuttora un approccio di classe estremamente debole in relazione ai fenomeni contemporanei del capitalismo, della lotta di classe sulla base dell'ideologia comunista, dell'analisi ispirata al materialismo dialettico della storia e dei fenomeni sociali contemporanei...

L'approccio dei partiti comunisti è sovente dominato da influenze ideologiche borghesi e opportuniste, che trasformano ogni richiamo alla nostra visione del mondo da base teorica e strumento metodologico scientifico per capire e cambiare la società in semplice «lista dei desideri».

In breve, il quadro generale negativo rimane, sia nei Paesi capitalisti più forti (USA, UE, Gran Bretagna, Giappone, Cina, Russia), sia nei Paesi e nelle aree che sono lo scenario degli interventi imperialisti2.

In generale, il problema risiede nella strategia opportunista graduale radicatasi ormai da decenni, che in un modo o nell'altro promuove un obiettivo governista entro i confini del capitalismo (contro la dittatura, contro l'occupazione, per la liberazione, per una democrazia anti-imperialista, antifascista, anti-neoliberista eccetera)."3

La situazione è analoga nell'ambito del movimento sindacale, dominato da vertici e organizzazioni sindacali compromessi con governi borghesi e datori di lavoro, mentre la maggior parte dei partiti comunisti continuano a incontrare difficoltà nel coordinarsi con la classe operaia e il suo movimento, allo scopo di conquistare nuove posizioni e di assumere un ruolo guida nella lotta di classe...

Tra le file del movimento comunista internazionale si combatte un'accesa lotta politico-ideologica su tutta una serie di temi, tra cui l'interpretazione del capitalismo e del sistema imperialista internazionale. Dominano le posizioni sulla resilienza del capitalismo, sulla possibilità di «umanizzarlo» e «democratizzarlo», sull'utilizzo dei progressi tecnologici a vantaggio delle forze popolari con l'intervento attivo dei partiti comunisti a livello governativo. Su queste basi si ripropongono nei partiti comunisti posizioni erronee sull'«unità della sinistra» o delle «forze democratiche e patriottiche», sulla «cooperazione con la socialdemocrazia di sinistra», sui «governi di centro-sinistra», su «nuovi fronti antifascisti e anti-neoliberisti» e via dicendo. È inoltre in corso un dibattito sulle leggi economiche e politiche della rivoluzione socialista e della società comunista, incentrato sull'interpretazione della costruzione del socialismo-comunismo nel Novecento e sulle cause del rovescio controrivoluzionario.

In diversi partiti comunisti si manifesta la posizione opportunista secondo cui in Cina «si sta costruendo il socialismo con caratteristiche cinesi», attraverso un certo compromesso con il capitale, e l'equivoco secondo cui la Russia non sarebbe una potenza imperialista, bensì un Paese capitalista alla «periferia» del sistema imperialista - che insieme alla «Cina socialista» svolgerebbe un ruolo positivo negli sviluppi internazionali. Questa prospettiva, che separa la politica dall'economia, si contrappone alla concezione leninista dell'imperialismo.

Il nostro partito ritiene che lo studio della costruzione del socialismo nell'URSS costituisca un risultato importante in sé. La maggior parte dei partiti comunisti, che non hanno condotto studi rilevanti, sono tuttora alquanto confusi sul carattere della Cina, della Russia e di altri Stati contemporanei, che fanno parte del sistema imperialista. Questo può avere conseguenze tragiche sulla loro posizione riguardo al tema della guerra nell'era dell'imperialismo, nei cui riguardi il movimento comunista, nel costituire un fronte stabile contro le centrali imperialiste degli USA, dell'UE e della NATO, non deve schierarsi con alcuna potenza imperialista, bensì difendere coerentemente gli interessi della classe operaia in lotta contro la borghesia, e non scegliere una «bandiera straniera» spinto dalle forze piccolo-borghesi, ma anche dalle pressioni nazionaliste esercitate sulla classe operaia.

I comunisti devono serrare le fila sia contro le concezioni del cosmopolitismo, che si rapportano alle alleanze internazionaliste della borghesia (UE, NATO, BRICS eccetera) in una prospettiva non di classe, sia contro il nazionalismo, la «purezza razziale della nazione e della cultura» e altre suggestioni razziste alimentate contro i profughi e gli immigrati.4

Il XX Congresso del KKE (30 marzo-2 aprile 2017) ha ribadito che «La ricomposizione e lo sviluppo del movimento comunista internazionale è un compito permanente e costante del nostro partito, che deriva dal carattere internazionale della lotta di classe»; e che «il movimento comunista è in ritirata, ha difficoltà ad affrontare l'offensiva del nemico di classe, che affianca alle misure repressive gli strumenti ideologici e politici, attraverso l'influenza esercitata dall'opportunismo». Il KKE sviluppa iniziative atte a creare le condizioni destinate a dare impulso all'adozione di una strategia comune dei partiti comunisti mediante varie forme, tra cui l'«Iniziativa Comunista Europea», la «Rivista Comunista Internazionale»; obiettivo del nostro partito rimane la formazione di un polo marxista-leninista nell'ambito del movimento comunista internazionale. Il KKE è consapevole che «Il processo di ricomposizione rivoluzionaria sarà lento, duro e vulnerabile; dipenderà dalla capacità dei partiti comunisti di rafforzarsi nei propri Paesi a livello ideologico-politico e organizzativo. Ciò sarà possibile superando le posizioni errate che hanno dominato il movimento comunista internazionale nei decenni passati e che si ripresentano oggi sotto nuove forme. Costruendo basi solide nella classe operaia, nei settori strategici dell'economia, rafforzando la propria presenza nel movimento operaio e popolare», ogni partito comunista rafforzerà se stesso, combinando azione rivoluzionaria e teoria rivoluzionaria.

L'appello del «Manifesto Comunista» - Proletari di tutto il mondo, unitevi! - è più attuale che mai.

Bibliografia:
Dichiarazione del Comitato Centrale del KKE nel centenario della fondazione dell'Internazionale Comunista.
Saggio sulla Storia del KKE, 1918-1949, volume A2.

Note:
1Lenin, La situazione e i compiti dell'Internazionale Socialista (1914), in Opere complete, Roma 1966, vol. 21, pag. 27.
2Tesi del CC per il XXI Congresso del KKE
3Tesi del CC per il XXI Congresso del KKE
4Tesi del CC per il XXI Congresso del KKE

 

Traduzione da Resistenze.org