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Risoluzione del Comitato Centrale del KKE sugli sviluppi e sulla battaglia elettorale

1. Il Comitato Centrale del KKE si è riunito e ha concordato il programma di azione del partito per il prossimo periodo, sulla base degli sviluppi politici ed economici e in vista dell'imminente battaglia delle elezioni parlamentari.

Il Comitato Centrale ha approvato le candidature del partito per le elezioni parlamentari, regionali e municipali e ha individuato le questioni chiave relative al contenuto dell'azione politica in vista della battaglia elettorale. Ha discusso i preparativi per il 13° Congresso della Gioventù Comunista di Grecia (KNE), che è entrato nella fase finale e verrà tenuto dal 10 al 13 febbraio 2023, al fine di garantirne il successo.

Il Comitato Centrale invita i militanti e i sostenitori del partito e della KNE  a entrare in azione per organizzare e attuare una nuova ampia campagna politica rivolta alla popolazione allo scopo di rafforzare il KKE - la migliore risposta possibile contro i falsi dilemmi e i ricatti destinati a intensificarsi nell'immediato futuro in vista della battaglia elettorale.

Il rafforzamento politico, organizzativo ed elettorale del KKE, condotto su più livelli, è una condizione irrinunciabile per accrescere il livello di organizzazione, militanza ed efficacia dell'intervento del movimento popolare e dei lavoratori sugli eventi, il che riveste un'importanza vitale, più che mai necessaria e urgente. Questo è lo spirito dell'unione militante con le forze del KKE, rispecchiato anche dallo slogan «Soltanto il popolo può salvare il popolo, sulla via del rovesciamento del capitalismo, con un KKE più forte».

Parallelamente, il KKE lotta con tutte le sue forze affinché tutti i fronti critici di lotta legati alla vita e al futuro dei lavoratori acquistino caratteristiche di massa e si rafforzino. Questi fronti di lotta comprendono l'aumento dei prezzi, la povertà energetica, i diritti e i salari dei lavoratori, la messa all'asta delle prime case, la tutela della salute, le conseguenze del coinvolgimento della Grecia nel conflitto militare imperialista in Ucraina in atto tra NATO e Russia e il peggioramento delle relazioni greco-turche. Nel contesto di questi fronti di lotta, i lavoratori, il popolo e i giovani devono fronteggiare tra l'altro i problemi e le conseguenze della strategia antipopolare del governo e dell'Unione Europea, che operano per conto del capitale.

2. Le battaglie del prossimo periodo verranno combattute in un contesto internazionale di sviluppi economici e geopolitici destinato a infliggere ai popoli un «rigido inverno» ancor più duro. Tra questi sviluppi vi sono i seguenti:

- La guerra imperialista in Ucraina sta attraversando un'escalation che vede fronteggiarsi da un lato il blocco euro-atlantico e dall'altro la Russia e i suoi alleati.
- Il conflitto tra USA e Cina per la supremazia nel sistema mondiale imperialista si sta intensificando e le contraddizioni interne alle alleanze «tradizionali» quali la NATO e l'UE si stanno facendo più acute.
- La Grecia è sempre più coinvolta sia nei piani militari - segnaliamo tra gli ultimi sviluppi il progetto per l'invio di missili S-300 - sia nella guerra energetica e nella competizione economica (distributori di LNG, pacchetti di sanzioni UE contro la Russia eccetera). I rischi per il popolo e per il Paese risultano quindi aumentati a causa dell'inasprimento delle contraddizioni nella regione e dei piani aggressivi della borghesia turca, che sta alzando il prezzo delle sue relazioni con la NATO e l'UE.

Tali sviluppi economici sono inevitabilmente destinati a provocare un'ulteriore inasprimento dei problemi dei lavoratori e della popolazione nel suo insieme. La stragrande maggioranza della società - la classe operaia, i settori medi e bassi della popolazione urbana e rurale, le donne, i giovani, i pensionati, i disabili e i lavoratori della cultura e dello sport - sta combattendo una battaglia quotidiana per la sopravvivenza in condizioni sempre peggiori. Lo sfruttamento della classe operaia si intensifica, e la sua povertà - assoluta e relativa - va aumentando. I cosiddetti grandi successi propagandati dal governo di ND, cioè gli investimenti, non soltanto non risolvono i problemi dei lavoratori, ma al contrario li moltiplicano. Non determinano alcun miglioramento dei salari dei lavoratori né ne arrestano la diminuzione, dal momento che si basano sui vecchi memorandum e sui nuovi provvedimenti antipopolari e contro i lavoratori, e su sconti fiscali e sussidi statali per il capitale, finanziati dalla popolazione attraverso la tassazione.

Il progressivo abbandono del fossile e del gas naturale, gli investimenti nelle cosiddette fonti energetiche rinnovabili e nell'elettricità «verde» che hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi per i lavoratori, gli enormi profitti incassati dai gruppi energetici dei monopoli USA che producono LNG e dagli armatori che lo trasportano - tutto questo è al centro della povertà energetica. Gli investimenti nel turismo trasformano le vacanze delle persone in una merce costosa, fanno aumentare i prezzi degli alloggi e dei locali delle piccole imprese e si fondano su una manodopera sempre più a buon mercato. L'espansione del commercio elettronico sta inasprendo la competizione, costringendo alla chiusura migliaia di piccole imprese, accelerando la concentrazione del capitale, e i suoi enormi profitti si fondano sulle condizioni di estremo sfruttamento imposte ai lavoratori nei settori della distribuzione e della logistica. L'orientamento esclusivo verso l'esportazione di prodotti agricoli favorisce soprattutto i grandi commercianti e industriali e i grandi gruppi agricoli capitalisti, mentre la massiccia importazione di prodotti agricoli crea ulteriori difficoltà per l'esistenza dei piccoli agricoltori, causando un deterioramento della qualità dei generi alimentari essenziali per la popolazione.

La disputa tra ND, SYRIZA, PASOK e gli altri partiti borghesi riguardo a chi di loro rappresenti la «classe media» tenta di far coincidere gli interessi dei settori superiori della classe media con i problemi affrontati dalla grande maggioranza dei ceti popolari degli autonomi e degli agricoltori, nonché con quelli della classe operaia, che non viene nemmeno menzionata da questi partiti.

È evidente che quello della «crescita per tutti» non è altro che un mito - la popolazione subisce continue perdite, una realtà che nemmeno le statistiche riescono a camuffare.

Se i lavoratori stanno pagando a caro prezzo la fase di crescita, si può immaginare quanto pagheranno con il rallentamento dell'economia, che si avvia nei prossimi mesi a una recessione. Inoltre, le analisi evidenziano il rischio di una crisi capitalista ancor più profonda e generalizzata nell'Unione Europea e in tutto il mondo.

La Banca Centrale Europea si prepara ad aumentare nuovamente i tassi di interesse, il che è destinato ad avere un impatto diretto sui mutui e sugli altri prestiti, accrescendo ulteriormente il fardello che grava sulle classi lavoratrici e popolari già fortemente indebitate. La produzione industriale nei maggiori centri industriali del mondo si va riducendo. Il volume dei trasporti marittimi sta fortemente declinando e le previsioni delle istituzioni economiche segnalano l'imminenza di una nuova crisi ancor più profonda di quella del 2008. In tutta l'Eurozona aumentano le pressioni per un ritorno a una «politica restrittiva» e per la fine degli «aiuti orizzontali di Stato». Il «denaro a buon mercato» e la possibilità di accedere ai prestiti si stanno scontrando con l'enorme aumento del debito pubblico in molti Paesi UE. Riemerge la consueta minaccia della cosiddetta impossibilità di fare fronte agli obiettivi fiscali, destinata a rappresentare la nuova narrazione delle imminenti elezioni e a giustificare i tagli alla spesa pubblica - perfino quella destinata all'attuale misera «politica sociale».

Gli sviluppi degli ultimi anni sono indiscutibili e confermano che la «cura» usata per risolvere un problema si trasforma in «veleno» per un altro, il che dimostra che nessuna proposta di gestione borghese può cancellare le leggi e le contraddizioni del modello di sviluppo capitalista, che in ogni caso vengono pagate dai lavoratori stessi. Appare inoltre confermato che l'applicazione di questa o quella formula di gestione economica viene determinata dalle esigenze pure e semplici dell'economia capitalista, e non dall'«ideologia» e dagli slogan fuorvianti di questo o quel governo. Per questo il governo «socialdemocratico» di SYRIZA ha applicato politiche di austerità attraverso i memorandum, e il governo «neoliberale» di Nuova Democrazia ha applicato politiche espansive - esattamente come hanno fatto i loro omologhi in numerosi Paesi nell'Unione Europea e altrove.

La «politica espansiva» venerata da SYRIZA e dalla socialdemocrazia in generale, così come il «denaro a buon mercato» finalizzato a sostenere la crescita, hanno determinato un aumento dell'inflazione, che sta divorando i redditi delle classi popolari. E ora, al fine di contenere l'inflazione nell'UE, si prepara un ritorno alle «politiche restrittive», destinato ad accelerare una nuova recessione attraverso l'aumento dei tassi di interesse che accresceranno ulteriormente l'indebitamento delle famiglie delle classi popolari e lavoratrici.

Le contraddizioni all'interno dell'UE sul ritmo e sulla forma delle politiche di austerità e le difficoltà incontrate dagli Stati membri dell'UE nel raggiungere un accordo sul tetto all'impiego di gas naturale rispecchiano i diversi interessi degli Stati membri e dei gruppi economici - non certo quelli del popolo. Il compromesso temporaneo raggiunto a caro prezzo sul tetto al gas naturale non servirà né a cancellare tali contraddizioni, né ad alleggerire la povertà energetica che grava sulla popolazione.

L'alternanza tra le varie forme di gestione borghese e la transizione dalla crisi alla crescita e viceversa non fanno che accrescere il fardello che grava sulle spalle dei lavoratori e dei settori popolari, poiché ogni «nuova» fase si fonda sui provvedimenti antipopolari e contro i lavoratori introdotti nella fase precedente, come è avvenuto in Grecia con le leggi sui memorandum approvate e applicate di volta in volta dai governi di ND, PASOK e SYRIZA.

3. Non ha senso affermare che l'economia greca sia in grado di uscire illesa da una recessione europea o mondiale. L'economia greca non è isolata all'interno di una bolla. Inoltre, la cosiddetta grande risorsa dell'economia greca, il turismo, potrebbe subire un significativo declino nel caso di una crisi europea o globale. Appare evidente che la «politica orientata verso l'esterno», panacea di tutti i partiti borghesi, serve soltanto gli interessi della grande impresa greca, mentre costituisce una bomba a orologeria per gli interessi della classe operaia, degli agricoltori, dei piccoli commercianti autonomi e del popolo.

Anche la pretesa del governo secondo cui la povertà energetica costituirebbe un «problema importato», una conseguenza della guerra in Ucraina, costituisce un enorme inganno. Non soltanto perché l'impennata dei prezzi ha preceduto la guerra - e all'epoca è stata attribuita dai governi ad altre cause - ma anche perché la Grecia, in seguito a una scelta strategica della borghesia e dei suoi partiti, è pienamente integrata nel mercato unico UE, nelle sue strutture e nei suoi meccanismi quali la BCE, il sistema per lo scambio delle quote di emissione e l'Energy Exchange, che costituiscono i catalizzatori dell'aumento dei prezzi.

Nemmeno gli altri partiti contestano la teoria dell'«importazione dell'aumento dei prezzi» - si limitano a dissentire sulla percentuale di deviazione dalla media europea, parlando di «aumento dei prezzi provocato da Mitsotakis». Da un lato, questa posizione solleva da ogni responsabilità tutti gli interventi e i meccanismi che determinano l'impennata dei prezzi - che sono stati introdotti congiuntamente da SYRIZA e da PASOK/KINAL. Dall'altro, offre un comodo alibi per un possibile governo di coalizione con la partecipazione di questi partiti, destinato a riproporre le medesime argomentazioni.

Il tentativo di manipolare e ingannare il popolo con vari sussidi simili a elemosine punta a redistribuire la povertà tra i poveri e i poverissimi, perpetuando tasse antipopolari e tutelando la redditività dei gruppi imprenditoriali.

4. Appare confermato giorno dopo giorno che i proclami sullo Stato «contemporaneo» e sullo «Stato basato sulle norme di legge» puntano soltanto a puntellare uno Stato decadente e antipopolare di pochi che opprime e sfrutta la maggioranza della popolazione - cioè lo Stato della dittatura del capitale..

Lo scandalo delle intercettazioni telefoniche, i fenomeni di corruzione esemplificati dai casi Kaili e Patsis, l'intensificazione della repressione e della violenza di Stato che va a braccetto con le politiche antipopolari sono alcuni degli aspetti di questa svolta decadente e reazionaria.

La carota della manipolazione si accompagna al bastone della repressione, che assume varie forme quali la violenza e l'arbitrio politico, i processi contro i militanti, gli alloggi popolari presi di mira dallo Stato e la palude istituzionale della sorveglianza e delle intercettazioni telefoniche creata da tutti i governi con l'obiettivo ultimo di bloccare le reazioni del popolo. Questo apparato, naturalmente, viene utilizzato anche per regolare conti politici e aziendali - è ciò a cui stiamo assistendo in questo momento, e lo stesso si può dire delle misure introdotte dai vari governi per controllare l'informazione.

La reazione del popolo contro la violenza e la repressione di Stato è costituita dalla lotta per l'abolizione di tutte le leggi e le istituzioni reazionarie, dei vari reparti repressivi speciali quali la polizia antisommossa, la polizia universitaria eccetera - e non certo per la loro cosiddetta «democratizzazione», un concetto generico e astratto.

Lo Stato non può garantire «giustizia per tutti ovunque» come millanta SYRIZA, poiché gli interessi e il potere del capitale non possono in alcun caso identificarsi con i bisogni dei lavoratori e del popolo. Questo è lo stesso Stato che si dimostra selettivamente «incapace» di proteggere il popolo e i suoi bisogni dalle catastrofi naturali e da altri rischi, come è stato ampiamente dimostrato in occasione della pandemia, poiché attribuisce la priorità i profitti del capitale. È il caso della recente legge del governo sul sistema sanitario nazionale, che costringe i pazienti a mettere mano una volta di più al portafogli e trasforma gli ospedali in terreno di caccia per gli «avvoltoi» della sanità privata allo scopo di attirare clienti. Questo stesso Stato è perfettamente in grado di favorire gli interessi del capitale. È lo stesso Stato che abbandona i bambini alla violenza della miseria, dell'abbandono scolastico, del lavoro minorile e degli abusi, affidandoli a ogni sorta di soggetti privati e ONG.

5. In particolare, lo scandalo che ha coinvolto l'ex-parlamentare europea di PASOK/KINAL, E. Kaili, rivela il vero volto dell'UE - un'Unione Europea degli interessi e delle lobby degli affari che costituisce un perfetto terreno di coltura per gli scandali e la corruzione.

Il caso non ha certo sorpreso il KKE, che da anni rende pubblici documenti e prove sulle attività dei lobbisti e sui «legami di sangue» che costoro hanno forgiato con l'UE e le sue istituzioni. Questi scandali non costituiscono episodi isolati o eccezioni. All'interno dell'UE e del Parlamento europeo agiscono lobby affaristiche istituzionalizzate - da 25.000 a 30.000 individui, calcolando anche i lobbisti informali. Molto spesso, nel Parlamento europeo disegni di legge e direttive vengono redatti o dettati parola per parola da rappresentanti di queste lobby, e quindi firmati e presentati sotto forma di emendamenti dai parlamentari europei.

Questo scandalo è stato giustificato dai parlamentari di ND, SYRIZA, PASOK/KINAL e Soluzione Greca, che hanno fatto propria una risoluzione in cui si ammette cinicamente che «la possibilità di rappresentanti di gruppi di interesse di influenzare il processo decisionale in Parlamento mediante il dibattito costituisce una componente vitale della democrazia europea»!!!

Queste rivelazioni vanno utilizzate per trarre conclusioni di importanza cruciale per la classe operaia, per risvegliare la coscienza del popolo e dei lavoratori, per rendersi conto che sono questi la famigerata «democrazia europea» e i «valori europei» di cui tutti gli altri partiti tessono le lodi.

6. Tutti questi sviluppi dimostrano che si sta creando la possibilità che il malcontento popolare non si lasci intrappolare dai falsi e ricattatori dilemmi borghesi. Dimostrano che la classe dominante non è onnipotente e che il suo potere può subire rovesci e duri colpi. Pur senza dimenticare che i rapporti di forza sono sfavorevoli, va detto che le mobilitazioni di massa dei settori operai e popolari in numerosi Paesi, malgrado il loro orientamento sia ancora debole, così come il recente sciopero attuato in Grecia il 9 novembre, confermano che l'inerzia della popolazione non è un fatto scontato e che non sempre i movimenti popolari si lasciano utilizzare come trampolino per il rovesciamento o l'ascesa al potere di governi antipopolari.

Gli stati maggiori borghesi nell'UE e in Grecia sanno che le dure conseguenze per il popolo dell'applicazione della strategia del capitale sono destinate a divenire ancor più evidenti nel prossimo futuro. Per questo sono in cerca di governi stabili «per il giorno dopo»; governi destinati ad applicare la strategia del capitale e degli impegni UE, a promuovere i piani euro-atlantici nel Mediterraneo e a imporre dolorosi compromessi per i diritti di sovranità del Paese; governi che tenteranno di contrastare efficacemente qualunque spinta radicale che possa condurre a una mobilitazione del movimento dei lavoratori. Sono preoccupati dalle esplosioni sociali, dalla possibile intensificazione del radicalismo, dall'energia che le lotte dei lavoratori possono acquistare con un KKE più forte al loro fianco.

L'obiettivo di questa «stabilità di governo», che per il popolo significa maggiore instabilità e insicurezza, è perseguito tanto da Nuova Democrazia quanto dagli altri partiti, al di là delle modalità specifiche con cui essi lo perseguono. ND aspira a istituire un governo monocolore. SYRIZA rispolvera la vecchia favola del governo «progressista» che abbiamo già sperimentato in Grecia e in altri Paesi, e che si è rivelato il miglior alleato delle politiche «neoliberali» e un veicolo ideale per il conservatorismo e la delusione. In modo analogo agisce PASOK/KINAL, che dietro lo slogan dell'«indipendenza» nasconde la sua aspirazione a svolgere il ruolo di ago della bilancia, governando con ND o con SYRIZA a seconda dell'evolversi degli eventi.

La stabilità dei governi del capitale significa impossibilità per il movimento operaio e popolare di reagire contro l'attacco antipopolare e contro i lavoratori.

La stabilità per il popolo presuppone un KKE forte, un forte movimento operaio e popolare e al tempo stesso governi antipopolari deboli. Prima il popolo bloccherà i vari piani antipopolari del governo, migliori saranno le condizioni che si creeranno per arrestare le misure antipopolari e per ottenere successi; e si apriranno nuove opportunità in vista di un rivolgimento radicale. Per questo ogni singolo voto per il KKE, da parte di tutti coloro che riconoscono la credibilità, la coerenza, la stabilità e la radicalità del KKE in ogni circostanza, è importante.

7. Ora il popolo ha esperienza sufficiente per non lasciarsi intrappolare da falsi dilemmi. Coloro i quali nel corso del tempo hanno alimentato questi ricatti sono gli stessi che - quando il sistema ne ha avuto bisogno - hanno accantonato le loro divergenze per puntellare tutti insieme la stabilità antipopolare borghese. Così è avvenuto con il governo di coalizione tra PASOK, ND e il partito di estrema destra LAOS. Così è avvenuto con il governo di coalizione tra ND, PASOK e DIMAR. Così è avvenuto con il governo di coalizione tra SYRIZA e il partito di estrema destra ANEL. Così è avvenuto nel 2015, quando ND, PASOK e POTAMI accorsero a porre rimedio alla perdita della maggioranza parlamentare da parte di SYRIZA affinché venisse approvato il terzo memorandum.

E potrebbe avvenire di nuovo, poiché questi partiti hanno un'«agenda comune» che comprende gli impegni a livello di UE, il nuovo «super-memorandum» denominato Recovery Fund, la strategia della «transizione verde» destinata a svalutare le fonti energetiche interne, gli impegni nei confronti di NATO e USA, come lo stanziamento di un minimo del 2% del PIL per le esigenze della NATO, gli armamenti e la partecipazione ai conflitti.

Per questo, nel corso dei quattro anni del governo Mitsotakis, SYRIZA e PASOK/KINAL hanno votato per la maggior parte dei più importanti disegni di legge antipopolari presentati al Parlamento da ND.

Le loro divergenze pre-elettorali non investono le questioni essenziali e strategiche, ma soltanto singoli aspetti che non hanno nulla a che fare con gli interessi del popolo. SYRIZA denuncia l'IVA elevata, ma quando era al governo ha svolto un ruolo cruciale nel determinarne l'aumento. Denuncia la povertà energetica, ma è stata lei a promuovere l'Energy Exchange e la chiusura degli impianti a lignite. Parla di riportare sotto il controllo dello Stato il 51% della DEI, l'impresa elettrica pubblica. Ma durante il governo di SYRIZA, la DEI ha dato vita a un cartello energetico nel quadro del mercato liberalizzato dell'energia, vendendo elettricità sottocosto agli utenti finali. Oltretutto, aumenti nel prezzo dell'energia elettrica che appesantivano il fardello per le famiglie popolari si sono verificati anche quando il 51% della DEI era di proprietà dello Stato. E questo perché nel contesto del mercato liberalizzato dell'energia, qualunque impresa, anche se interamente o parzialmente di proprietà statale, persegue il massimo dei profitti per i suoi azionisti e la competizione con le altre imprese.

Le proposte di Soluzione Greca e quelle di MeRa25 si inseriscono nella medesima linea, e per questo i due partiti non escludono categoricamente di partecipare a un governo, rispettivamente con ND e con SYRIZA. In particolare, le sparate di MeRa25 contro «Mitsotakis S.A.» e gli «oligarchi» non investono di fatto la natura di ND come partito dei gruppi imprenditoriali, e tentano di nascondere il grosso contributo che la stessa MeRa25 ha dato all'«oligarchia» (cioè al capitale). Tale contributo assume le sembianze di una presunta «trasformazione dell'UE» a beneficio del popolo, e soprattutto dell'identificazione del «debito» quale causa principale della crisi e dei problemi del popolo - un'interpretazione che assolve il modo di produzione capitalista, di cui un debito pubblico elevato non è altro che una delle caratteristiche.

Al servizio della stessa strategia del capitale si pongono le varie formazioni di estrema destra e neofasciste, che tentano di contenere il malcontento popolare nascondendo le vere cause della situazione che i settori popolari si trovano oggi a fronteggiare, e fomentando il razzismo e un rozzo anticomunismo.

8. Il programma del KKE documenta scientificamente come il popolo oggi possa vivere con diritti contemporanei e una qualità della vita all'altezza del XXI secolo e delle possibilità offerte dalla nostra epoca. La pianificazione scientifica centralizzata dell'economia, la socializzazione dei mezzi di produzione, il pieno utilizzo dei lavoratori e degli scienziati, le istituzioni del potere operaio-popolare e lo sganciamento dalle organizzazioni imperialiste possono promuovere uno sviluppo del Paese fondato sulla garanzia del benessere del popolo.

Il programma del KKE prevede l'uscita del Paese dalla NATO e dall'UE, con il popolo sovrano al potere, il risparmio di risorse preziose e la creazione di relazioni internazionali reciprocamente benefiche con tutti i popoli e i loro Paesi. Tra l'altro, il programma prevede l'abolizione dell'attività delle imprese nel settore energetico. È questo il solo modo per garantire l'utilizzo di tutte le risorse energetiche del Paese, con l'obiettivo dell'autosufficienza energetica e l'eliminazione della povertà energetica per la popolazione. Il programma prevede l'abolizione dell'attività delle imprese nel settore sanitario e in altri servizi sociali, attività che il popolo ha pagato a caro prezzo soprattutto durante la pandemia.

Soltanto il programma del KKE affronta i problemi politici del Paese. L'organizzazione socialista dell'economia e della società è la novità del XXI secolo e garantisce gli interessi dei lavoratori e del popolo.

Soltanto il programma e le posizioni del KKE danno risposta agli urgenti problemi dei lavoratori e del popolo. È giunto il momento di rifiutare il concetto trito e fallimentare del cosiddetto «meno peggio», che chiede al popolo di subire perdite allo scopo di proteggere gli interessi dei pochi. Il popolo può e deve ragionare al difuori degli attuali parametri dell'UE e del potere del capitale, comune denominatore di tutti i partiti interni al sistema - soltanto così potrà tirare un sospiro di sollievo e affermare i propri diritti.

La partecipazione, il sostegno o la tolleranza nei confronti di un governo borghese da parte del KKE non costituirebbe una vera pressione per la soluzione dei problemi del popolo, ma avrebbe l'effetto opposto. L'unica pressione efficace che si può esercitare su un governo antipopolare è quella esercitata dalla classe operaia, dal popolo e dal suo movimento, cioè dalla base, insieme al KKE, che sarà in prima linea in queste lotte e svolgerà il proprio ruolo indipendente a ogni livello, senza compromessi. Soltanto l'intervento popolare può condurre a risultati positivi, perché la lotta di classe stessa e il miglioramento dei rapporti di forza in vista del rovesciamento del sistema danno risultati, come dimostra l'intera storia del movimento operaio.

Il KKE ha posizioni e un programma che affrontano le questioni chiave di natura strategica, politica ed economica; per questo costituisce una garanzia nella lotta quotidiana legata a tutti i problemi che il popolo deve affrontare. Il KKE non accetta alcun compromesso con l'UE, i datori di lavoro capitalisti, il potere del capitale e le loro varie organizzazioni tentacolari; mette in discussione l'attuale modello di sviluppo e il concetto di «resilienza economica»; non accetta di lasciarsi legare le mani da un governo antipopolare. Per questo è in grado di guidare un grande contrattacco operaio e popolare sia in rapporto al presente, cioè ai problemi urgenti del popolo, sia soprattutto in rapporto al futuro, con l'obiettivo di una vera vittoria e riscossa del popolo, con il popolo come protagonista e un KKE molto più forte.

Perché oggi l'obiettivo di un'energia a buon mercato implica la lotta e la rottura con la «crescita verde», l'abolizione dell'Energy Exchange e la clausola sul C02, per la riapertura degli impianti a lignite accompagnata da misure per la protezione dell'ambiente.

La difesa degli alloggi popolari dal sequestro e dalla messa all'asta richiede la lotta alla «stabilità» delle banche e dei profitti dei fondi.

La difesa del reddito del popolo richiede la lotta alla redditività capitalista e alla competitività in quanto tale; richiede la lotta per aumenti sostanziali dei salari e delle pensioni.

9. Sotto questo aspetto, i comunisti sono in prima linea in tutti i fronti di lotta cruciali. Per l'aumento dei salari e delle pensioni. Per i contratti di lavoro collettivi. Per l'abolizione delle tasse antipopolari. Per la cancellazione dei debiti, l'abolizione delle tasse e vere misure di sostegno per gli autonomi e gli agricoltori. Per la difesa degli alloggi popolari dagli sfratti e dalla messa all'asta da parte di fondi e banche. Per l'abolizione della cornice istituzionale creata da ND, SYRIZA e PASOK/KINAL. È per questo che il KKE lotta sia dentro sia fuori dal Parlamento, con proposte concrete respinte dagli altri partiti.

Quando i lavoratori hanno preso le questioni nelle proprie mani, quando hanno rifiutato il concetto stesso di soluzioni calate «dall'alto», hanno riportato grandi e piccole vittorie. Per questo il KKE esorta il popolo a voltare le spalle agli aspiranti «salvatori» e «difensori» dei governi vecchi e nuovi.

Crediamo fermamente che sia possibile tradurre in pratica lo slogan «Soltanto il popolo può salvare il popolo, sulla via del rovesciamento del capitalismo». Abbiamo bisogno di un KKE più forte, perché è il solo partito in grado di infondere sostanza, energia e prospettiva a questo slogan.

Il Comitato Centrale del KKE
5/1/2023

 

Traduzione da Resistenze.org