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A un anno dallo scoppio della guerra imperialista in Ucraina:

Lacrime e sangue per i popoli – profitti per il capitale

Il KKE strenuamente in prima linea nella lotta contro la guerra imperialista

Dodici giorni prima che V. Putin annunciasse l’«Operazione Militare Speciale» – così definì l’invasione dei territori ucraini da parte delle forze militari russe – «Rizospastis» commentò le dichiarazioni del funzionario statunitense Kurt Voller, che affermò che «La Russia potrebbe annettere un terzo dell’Ucraina», che l’Ucraina avrebbe potuto perdere ogni accesso al mar d’Azov e che si sarebbe potuto creare un corridoio terrestre che collegava la Federazione Russa alla Crimea.

In quel momento osservammo tra l’altro quanto segue:«Non sappiamo se le succitate dichiarazioni del funzionario USA indichino quali saranno i nuovi confini dell’Ucraina, se si tratti di una proposta di compromesso degli Stati Uniti alla Russia riguardo a una partizione dell’Ucraina – in cambio della concessione di qualcosa – o semplicemente di un modo per esercitare pressione sugli attuali vertici ucraini. Ciò che sappiamo, tuttavia, è generalmente i confini non cambiano senza spargimenti di sangue e che il ruolo del nostro Paese in questi sviluppi riveste grande importanza per il nostro popolo».1

Oggi, a un anno dall’inizio del conflitto che sta devastando i popoli dell’Ucraina e della Russia, abbiamo visto uccidere o rendere disabili decine di migliaia (o secondo altre stime centinaia di migliaia) di persone, oltre ad assistere alla totale distruzione di decine di città e villaggi. Il confine tra Russia e Ucraina è effettivamente cambiato nel corso dei combattimenti, poiché oltre alla maggior parte della regione del Donbas (il 60% della regione di Donetsk e il 95% di quella di Lugansk), la Russia controlla oggi le aree di Kherson (75%) e di Zaporozhye (80%). Tutte queste regioni sono state incorporate nel territorio russo, attraverso i decreti presidenziali di Putin e a dispetto della sua dichiarazione iniziale secondo cui l’obiettivo dell’«operazione militare speciale» «non è la conquista di territori ucraini». Nell’insieme, i territori ucraini attualmente sotto controllo militare russo sono pari al 18% dell’Ucraina (contro il 27% del marzo 2022).

Di fatto, la «profezia» del funzionario USA citata sopra si è avverata – la Russia ha completamente chiuso l’accesso dell’Ucraina al mar d’Azov e ha creato un corridoio terrestre che collega il suo territorio alla Crimea, annessa nel 2014.

Dmitry Medvedev, vice-segretario del Consiglio di Sicurezza russo ed ex-presidente, scriveva gongolante il 3 febbraio 2023 che «l’economia ucraina si sta rapidamente trasformando in un bosco marcio e puzzolente». La ragione, afferma, è che l’Ucraina ha già perduto oltre il 40% della sua capacità industriale nazionale e circa il 15% del suo PIL pre-bellico, ed è ora impossibilitata ad accedere a materie prime del valore di oltre 12.000 miliardi di dollari, tra cui il 63% dei suoi depositi di carbone e il 42% dei suoi giacimenti di metalli.2

 

Chi ha vinto e chi ha perso?

Questo rappresentante del capitale russo si frega le mani nel vedere come la Russia capitalista, travisata dietro una maschera antifascista e forte della minaccia di persecuzione contro qualunque voce di opposizione all’interno del Paese, abbia conquistato e controlli pienamente il mar d’Azov, oltre a migliaia di chilometri quadrati di terreni fertili, ricchezze minerarie e infrastrutture industriali già appartenenti all’Ucraina. Inoltre, diversi milioni di lavoratori sono ora a disposizione dei monopoli russi.

Ma vi sono anche altri soggetti che si stanno fregando le mani:

• Gli USA, poiché d’ora in poi i monopoli energetici statunitensi riforniranno l’Europa di costosissimo gas naturale liquefatto. Agli USA è stata offerta un’occasione per «rimettere in riga» e rafforzare ulteriormente quel «vespaio» che è la NATO, che nel periodo precedente aveva sperimentato problemi di coesione.

• L’UE, che ha trovato un nuovo alibi per promuovere la sua «strategia di crescita green» che favorisce i profitti dei monopoli energetici europei – sia quelli che si occupano di «fonti alternative» (pannelli solari, turbine eoliche eccetera) sia quelli tradizionali – e di altri settori del capitale, come gli armatori greci, che hanno fatto una fortuna in quest’anno di guerra.

• I capitalisti cinesi, indiani, brasiliani e di altri Paesi, che hanno modo di importare materie prime russe – soprattutto petrolio – a metà prezzo, e stanno traendo profitto dalle divisioni interne al mercato internazionale.

• Le monarchie del Golfo, che hanno allargato la loro «clientela», e la borghesia della Turchia, che interpreta il ruolo di «mediatrice» e di snodo per le merci e gli interessi di entrambe le parti in conflitto.

• Tutti gli Stati capitalisti che dispongono di un’industria bellica sviluppata (USA, Russia, Cina, Francia, Germania, Turchia, Iran eccetera) che ha modo di produrre e collaudare sui campi di battaglia nuove macchine per uccidere, traendo profitto dal commercio della morte.

•  La borghesia ucraina, che ha ulteriormente consolidato il proprio potere. Da un lato, infatti, ha legato più strettamente i propri interessi a quelli degli altri potenti Paesi capitalisti del blocco euro-atlantico; dall’altro, ha alimentato un clima di «unità» all’interno del Paese, un’unità abbondantemente intrisa di anticomunismo, sciovinismo, giustificazione storica del collaborazionismo con i nazisti eccetera – il tutto in nome del «patriottismo», della difesa dell’integrità territoriale del Paese e della riconquista dei suoi territori.

Naturalmente il conflitto militare tra le forze NATO e la Russia continua, dal momento che la sua durata, i mezzi utilizzati e in ultima analisi il suo esito militare ed economico avranno un impatto diretto sui guadagni e sulle perdite di ciascuna delle due parti.

 

Chi ha perso finora?

Vi sono anche settori del capitale che hanno subito delle perdite in questo periodo. Tuttavia, questo non è che uno fenomeno naturale nell’ambito del capitalismo, caratterizzato da una competizione tra settori e interna ai settori stessi e da uno sviluppo ineguale, e dall’impossibilità per tutti i settori capitalisti di vincere in una condizione di anarchia e feroce competizione – caratteristiche tipiche dell’economia capitalista anche in tempo di pace.

Ma i grandi sconfitti in quest’anno di guerra imperialista sono i popoli, che pagano il conto degli extra-profitti del capitale con il sangue dei loro figli o di tasca propria, dal momento che la guerra ha determinato un’impennata dei prezzi e dell’inflazione e prosciuga i redditi popolari.

 

Il moderno «vello d’oro»

Sin dal primo istante, il KKE ha indicato senza equivoci al nostro popolo le vere cause della guerra. Come dichiara la Risoluzione del Comitato Centrale del KKE sulla guerra imperialista in Ucraina: «Il popolo dell’Ucraina ha pagato il conto della competizione e degli interventi per la spartizione dei mercati e delle sfere di influenza tra gli USA, la NATO e l’UE da un lato, con la strategia dell’«allargamento euro-atlantico», e dall’altro la strategia della Federazione Russa capitalista con i suoi piani di sfruttamento contro i popoli, che mira a rafforzare la propria coalizione imperialista (Unione Economica Eurasiatica, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) nell’area dell’ex-URSS».3

Il KKE ha sottolineato che «l’intervento militare russo segna in sostanza l’inizio formale di una guerra che si andava preparando in una polveriera accumulatasi nel corso del tempo. Il punto focale è la spartizione delle risorse minerarie, dell’energia, della terra, della forza lavoro, degli oleodotti, delle reti di trasporto delle merci, degli snodi geopolitici e delle quote di mercato.

Il nostro partito ha denunciato i pretesti su «revisionismo», «democrazia», «libertà di scelta delle alleanze» e via dicendo che gli USA, la NATO e l’UE, compreso il governo greco, hanno utilizzato per sostenere il governo reazionario di Zelenskiy. Ha dimostrato che i primi a trasformare in lettera morta perfino alcuni dettami formali del diritto internazionale sono stati propri gli imperialisti dell’Unione Europea e della NATO.

Il KKE ha denunciato anche «i pretesti impiegati dalla Russia, quali l’invocazione dell’antifascismo, per promuovere i piani dei suoi monopoli nella regione, sfruttando il forte spirito antifascista dei russi e di tutti i popoli, che pagarono con milioni di morti la lotta contro l’occupazione nazifascista tedesca e le sue atrocità (…). Non dimentichiamo che la stessa Russia capitalista, oggi all’avanguardia dell’anticomunismo, intrattiene relazioni amichevoli con gruppi di estrema destra di molti Paesi, e che i vertici russi elogiano pubblicamente gli ideologi del fascismo russo».

 

L’internazionalismo proletario contro la strage imperialista

Il KKE, insieme al Partito Comunista del Messico, al Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna e al Partito Comunista di Turchia, ha pubblicato immediatamente (26/2/2022) una Dichiarazione Congiunta dei Partiti Comunisti e Operai, sottoscritta finora da 44 partiti comunisti e da 30 organizzazioni giovanili comuniste di tutto il mondo.

In questa importantissima Dichiarazione Congiunta si sottolinea che:

• La dissoluzione dell’URSS e la restaurazione del capitalismo hanno significato lo smantellamento di storiche conquiste dei lavoratori e del popolo e hanno riportato indietro i popoli dell’URSS nell’era dello sfruttamento di classe e delle guerre imperialiste.

• Gli sviluppi in corso in Ucraina stanno avendo luogo nel quadro del capitalismo monopolista e sono legati ai piani di intervento nella regione degli USA, della NATO e dell’UE, in un contesto di feroce competizione tra queste potenze e la Russia capitalista per il controllo dei mercati, delle materie prime e delle reti di trasporto del Paese.

• Si devono condannare sia le azioni delle forze fasciste, nazionaliste e anticomuniste ucraine, sia la retorica contro Lenin, i bolscevichi e l’Unione Sovietica a cui ricorrono i vertici russi.

• I popoli dei due Paesi, Russia e Ucraina, che vivevano in pace e prosperità nell’URSS, come tutti gli altri popoli, non hanno alcun interesse a schierarsi con questo o quell’imperialista, con questa o quell’alleanza al servizio dei monopoli.

• Le illusioni alimentate dalle potenze borghesi sulla possibilità di un’«architettura migliore della sicurezza» in Europa grazie all’intervento dell’UE, di una NATO «senza piani militari e sistemi d’arma offensivi sul suo territorio», di una «UE a favore della pace» o di un «mondo multipolare pacifico» sono andate in fumo.

• Si fa appello ai popoli dei Paesi i cui governi – in particolare quelli della NATO e dell’UE e quello russo – sono coinvolti in questi sviluppi, affinché lottino contro la propaganda delle potenze borghesi che sospingono il popolo nel tritacarne della guerra imperialista sfruttando falsi pretesti di vario genere. Si chiede la chiusura delle basi militari, il rimpatrio delle forze militari dislocate all’estero e l’intensificazione della lotta per la liberazione dei Paesi dai piani dell’imperialismo e dalle sue alleanze quali la NATO e l’UE.

• Gli interessi della classe operaia e dei settori popolari impongono il rafforzamento del criterio di classe nell’analisi degli sviluppi e la definizione del percorso indipendente dei lavoratori e del popolo contro i monopoli e la borghesia, per il rovesciamento del capitalismo, per l’intensificazione della lotta di classe contro la guerra imperialista, per il socialismo.

 

Il KKE intraprende azioni a più livelli contro la guerra imperialista

Sin dal primo istante, il KKE ha illustrato con la massima chiarezza la sua posizione al popolo greco.

Il 25 febbraio 2022, ad Atene, si è svolta una manifestazione di massa con un corteo dall’ambasciata russa all’ambasciata statunitense, contro la guerra imperialista e la partecipazione della Grecia al conflitto al fianco di USA, NATO e UE.

Il 1° marzo, il Segretario Generale del Comitato Centrale del partito, D. Koutsoumbas, prendendo la parola in parlamento, ha illustrato la posizione del partito, ha denunciato il governo e gli altri partiti filo-NATO per aver coinvolto ancor più profondamente il Paese nel conflitto e ha risposto alla deformazione anticomunista della storia. Ha esortato il popolo a lottare per la chiusura delle basi USA e NATO nel Paese, contro l’impiego di sistemi d’arma e contingenti militari greci nel conflitto, per l’intensificazione della lotta per lo sganciamento dalle varie organizzazioni imperialiste e affinché sia il popolo a prendere saldamente in mano le redini del potere.


Il KKE ha chiarito al popolo la sua posizione, non soltanto con le parole, ma anche con i fatti:

Ha organizzato una grande campagna per informare il popolo in tutto il Paese riguardo a questi pericolosi sviluppi. Il 1° aprile ha tenuto una manifestazione di massa contro la guerra dinanzi al parlamento.

Il nostro partito ha organizzato importanti mobilitazioni contro la guerra davanti alle basi USA di Alexandroupoli, Souda, Larissa, Stefanovikio eccetera. Ha appoggiato iniziative analoghe organizzate dai sindacati e dalle organizzazioni di massa del Paese. Ha bloccato strade, ferrovie e porti utilizzati dalle forze NATO. I comunisti sono stati all’avanguardia della lotta anti-imperialista, e per questo sono stati attaccati dalla macchina repressiva dello Stato borghese, come è avvenuto al porto di Salonicco il 6 aprile, quando i reparti antisommossa della polizia hanno disperso la manifestazione degli scioperanti, arrestando e trascinando in tribunale membri del Comitato Centrale del KKE e del Consiglio Centrale della KNE, un giornalista di «Rizospastis» e alcuni sindacalisti.

Il 7 aprile, il KKE è stato l’unico partito a rifiutarsi di presenziare a un discorso tenuto da Zelenskiy e da un neonazista del Battaglione Azov nel parlamento greco. I seggi del KKE sono rimasti vuoti mentre tutti i partiti filo-NATO applaudivano calorosamente gli oratori.

Al parlamento europeo, mentre ND, SYRIZA e il PASOK hanno appoggiato unanimemente la follia bellicista degli imperialisti europei chiedendo un massiccio aumento del sostegno militare al governo reazionario di Zelenskiy, il KKE ha votato contro e ha denunciato la decisione al popolo.

Parallelamente, il partito ha svolto un ruolo importante nella lotta ideologico-politica interna al movimento comunista internazionale, dove in vari partiti regna una grande confusione. Come ha osservato G. Marinos, membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del KKE, nel suo discorso al 22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai dell’Avana (28-30 ottobre 2022): «La posizione dei comunisti nei riguardi della guerra imperialista è una questione cruciale. È determinata dal fatto che nell’era dell’imperialismo, cioè del capitalismo monopolista, le guerre condotte dalle classi borghesi sono ingiuste e imperialiste. I popoli sono chiamati a condannarle, a intensificare la lotta indipendente sul piano ideologico, politico e di massa per il rovesciamento del potere del capitale, per l’eliminazione dello sfruttamento capitalista, per la costruzione del socialismo-comunismo. Qualunque deviazione da questo principio si traduce oggettivamente in un allineamento agli interessi delle classi borghesi, di uno o dell’altro schieramento di “ladri”, con gravissime conseguenze».

Nell’ambito del movimento comunista internazionale, il KKE ha evidenziato la concezione leninista dell’imperialismo, che non va identificato semplicemente con una politica estera aggressiva, ma coincide con il capitalismo monopolista, e ne ha descritto le caratteristiche attuali. Al tempo stesso, ha sottolineato la lezione storica tratta dal nostro partito riguardo alla lotta contro il fascismo, che è un prodotto del capitalismo. Nelle parole di B. Brecht: «Il fascismo si può combattere soltanto in quanto capitalismo, in quanto forma più nuda, più sfacciata, più oppressiva e più traditrice del capitalismo». Il KKE ha osservato che la lotta contro il fascismo non può fondarsi sulle forze borghesi o sull’alleanza con esse, e non può essere separata dalla lotta contro il «grembo» che dà vita al fascismo.

Il nostro partito, coordinandosi con diversi altri partiti, ha combattuto contro le posizioni favorevoli alle classi borghesi e alle organizzazioni imperialiste, contro coloro che distorcono e travisano le posizioni marxiste-leniniste sulla guerra e sull’imperialismo, e ha evidenziato l’attualità e la necessità del socialismo.

 

Il sostegno elettorale al KKE è un voto contro la carneficina approvata da tutti gli altri partiti

In vista delle prossime elezioni parlamentari, i lavoratori devono riflettere sul genere di messaggio che intendono dare con il loro voto.

Intendono potenziare quelle forze (ND, SYRIZA, PASOK) che hanno trasformato la Grecia in una base di lancio per la guerra imperialista, e quelle che non hanno attuato una sola mobilitazione contro la guerra (per esempio MERA25)? Oppure intendono rafforzare il KKE, che ha lottato con le parole e con i fatti contro la guerra, la trasformazione del popolo in un obiettivo militare e il coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto?

Li invitiamo a riflettere: subito dopo lo scoppio della guerra, un anno fa, la Germania ha inviato in Ucraina elmetti militari; oggi sta inviando carri armati «Leopard». Un anno fa gli USA spediva in Ucraina armamenti obsoleti, poi ha inviato i moderni missili HIMARS e oggi si prepara a fornire i modernissimi carri armati «Abrams». Tutti questi soggetti (USA, NATO, UE) parlano oggi di rafforzare l’Ucraina anche con aerei da guerra. Entrambe le parti in guerra (NATO e Russia) minacciano inoltre di ricorrere agli armamenti nucleari.

Questi sviluppi devono costituire un criterio di scelta per il voto del popolo.

Il voto dei lavoratori consapevoli e dei giovani non aggiungerà benzina sul fuoco della carneficina imperialista che minaccia di inghiottire altri Paesi, ma rafforzerà il KKE, che lotta contro le guerre imperialiste e indica al popolo greco e agli altri popoli la via d’uscita: la via della pace e del socialismo!

Eliseos Vagenas

Membro del Comitato Centrale del KKE,

Responsabile del Dipartimento delle Relazioni Internazionali del Comitato Centrale del KKE


1)Sull’escalation tra le potenze euro-atlantiche e la Russia, v. “Rizospastis”, 12/02/2022, http://inter.kke.gr/en/articles/On-the-escalation-between-Euro-Atlantic-powers-and-Russia/

2)Giornale russo “Kommersant”, 3/2/2023.

3)Risoluzione del Comitato Centrale del KKE sulla guerra imperialista in Ucraina, 12/03/22, http://inter.kke.gr/en/articles/RESOLUTION-OF-THE-CENTRAL-COMMITTEE-OF-THE-KKE-ON-THE-IMPERIALIST-WAR-IN-UKRAINE/


Pubblicato in Rizospastis, organo del CC del KKE, il  18–19/2/2023

Traduzione da Resistenze.org